13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». 16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
Mc 10, 13-16
La rivoluzione educativa alla quale abbiamo assistito negli ultimi decenni ha portato finalmente a rivalutare la figura del bambino, addirittura a ribaltarla. Perché se per secoli i bambini hanno (abbiamo, non è passato così tanto tempo!) subìto il concetto di “scatola vuota” da riempire con nozioni, concetti e regole si è giunti finalmente al concetto di educare: derivato dal latino educĕre, ovvero “tirare fuori ciò che c’è dentro”, esprime perfettamente l’idea che il bambino abbia dentro di sé in potenza tutto ciò di cui ha bisogno.
Qual è però il legame col titolo di quest’articolo?
Quello che non salta subito all’occhio è che nel passaggio del vangelo di Marco viene presentato Gesù che non sta insegnando nulla ai bambini, ma semplicemente impone su di loro le sue mani per benedirli.
Inoltre, anche se non è specificato, è ragionevole pensare che fossero i genitori a condurre i loro bambini a Gesù. Questo ci fa capire perfettamente l’importanza di considerare i nostri figli non come una nostra “proprietà”, ma come dono prezioso che il Signore ci ha fatto affinché li custodiamo per poi renderli ed affidarli a Lui.
Perciò l’educazione dei nostri figli parte dal rispetto nei loro confronti in modo da trattarli come figli di Dio. Attenzione: il bambino va rispettato come individuo, senza trattarlo però come un “piccolo adulto”: infatti, a chi è come loro appartiene il regno di Dio perché hanno dentro sé la purezza e la pace.
Il bambino come Maestro di pace è anche al centro del pensiero di Maria Montessori, alla quale siamo grati per aver rivoluzionato la pedagogia.
Maria parla di “educazione per la pace”; lei sostiene che l’educazione è la nostra arma migliore per costruire una mentalità di pace ed è necessario formare il bambino per avere una nuova società fondata sui valori morali dell’individuo.
E qual è il modo migliore per arrivare alla c.d. “vera pace” se non quello di trasmettere la fede ai bambini? Maria Montessori se ne è occupata in alcuni suoi scritti sottolineando come la religione non è qualcosa da insegnare ma è come una piantina alla quale devono essere date le condizioni ottimali per poter crescere secondo i suoi tempi.
Nel bambino piccolo è necessario destare un amore spontaneo verso Dio. E come farlo? Facendo apprendere la religione, respirandola! A Messa, in casa, in famiglia…
I bimbi più piccoli (0-6 anni) hanno una forte e innata capacità di percepire il soprannaturale. Parliamo ai nostri figli di Dio che è Padre benevolo e amorevole, infondiamo in loro la consapevolezza e la certezza che Lui li ama. Possiamo farlo, ad esempio, insegnando loro a parlare con Dio spontaneamente e sempre: per ringraziarlo nella gioia, per essere consolati nella tristezza e per essere perdonati nell’errore.
C’è un aspetto poi molto importante che Maria Montessori ha evidenziato più volte: portiamo i bambini a Messa! Fin da piccolissimi! E ancor di più: ricreiamo lo stesso ambiente nella nostra casa! Ciò che Maria chiamava “l’ambiente preparato” a misura di bambino, può essere utilizzato anche per creare una Chiesa in miniatura con piccole sedie e piccoli inginocchiatoi, statue sacre ad altezza di bambino e una piccola dispensa dove posizionare tutti gli elementi presenti nella Bibbia (acqua, olio, vino…).
Molto altro si può fare per ricreare l’ambiente ideale ma quello della “Chiesa in miniatura” è un argomento che merita un approfondimento a parte in uno dei prossimi articoli.
“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”
Maria Montessori
Suona Familiare – Arianna e Kevin.
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